All'interno dei centri vigerà la giurisdizione italiana

Albania, 4 migranti su 16 rimandati in Italia: due si sono dichiarati minorenni, altri 2 sono malati

Gli immigrati hanno percorso a piedi le poche decine di metri che separano la banchina dall'ingresso dell'hotspot allestito all'interno del porto. Saranno sottoposti a uno screening sanitario e alle procedure di identificazione, ma alcuni tornano

E' arrivata in Albania la nave della Marina con a bordo 10 migranti bengalesi e sei egiziani, è approdata al porto di Shengjin. La nave Libra della Marina Militare è attraccata nello scalo portuale albanese con a bordo i primi migranti accolti nelle strutture italiane costruite nel Paese

I 16 immigrati hanno percorso a piedi le poche decine di metri che separano la banchina dall'ingresso dell'hotspot allestito all'interno del porto, a poche decine di metri dal molo. Lì vengono sottoposti a uno screening sanitario e alle procedure di identificazione per essere poi trasferiti - in giornata - al campo di accoglienza di Gjader, a poche decine di chilometri dal porto. 

I migranti, che erano diretti verso le coste italiane, erano stati intercettati in acque internazionali e dirottati verso l'Albania a bordo della Libra della Marina Militare -  e dove è stata svolta già una prima identificazione. 

Sono i primi a sperimentare le procedure accelerate di frontiera in un Paese terzo, saranno trattenuti nel campo di Gjader, nella speranza di poter comunque evitare il rimpatrio. Tutti tranne due, che si sono dichiarati minorenni e che quindi non rientrerebbero nell'accordo tra Roma e Tirana che prevede la procedura solo per i maschi adulti. Altri due hanno riferito problemi di salute. Dunque quattro sono stati riportati con una motovedetta sulla nave della Marina, con destinazione le coste italiane.

Ma non è detto che tutto fili come auspicato nell'accordo siglato tra Giorgia Meloni e Edi Rama e che mira a ottenere un “effetto deterrenza” verso i migranti: bisognerà, infatti, attendere la conclusione delle procedure accelerate di frontiera, le quali non è certo che saranno approvate dai magistrati.

Il tema è al centro dell'attenzione sulle future politiche migratorie che dovranno essere affrontate in sede europea: "Attualmente non è legalmente possibile per l'Ue avere questa opzione" di rimpatrio dei migranti nei Paesi terzi, "per rendere possibile un simile modello la legge Ue deve regolamentare il rimpatrio forzato in un Paese terzo, che non sia il Paese di origine" ed è "qualcosa che stiamo esaminando". E' quanto affermato da una portavoce della Commissione Ue rispondendo a una domanda sul modello Italia-Albania. "Come parte di una politica d'asilo e migrazione funzionante, coloro che non hanno il diritto legale di restare, devono essere rimpatriati", ha spiegato, richiamando la necessità di "accelerare il rafforzamento del lavoro sui rimpatri".

Von der Leyen: “Esperienza dalla pratica”

Intanto, tramite una nota, si è espressa anche la presidente Ursula Von der Leyen nella lettera inviata ai leader Ue in vista del Consiglio europeo del 17 e 18 ottobre e in cui fa il punto sulle politiche migratorie dell'Ue: "Con l'avvio delle operazioni del protocollo Italia-Albania, saremo anche in grado di trarre lezioni da questa esperienza nella pratica". “Dovremmo anche continuare a esplorare possibili strade da percorrere riguardo all'idea di sviluppare centri di rimpatrio al di fuori dell'Ue, soprattutto in vista di una nuova proposta legislativa sui rimpatri” scrive, esortando il governo dei Ventisette a "lavorare su modalità innovative per contrastare la migrazione illegale".

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Il centro a Gjader

Con cinque mesi di ritardo rispetto alla previsione iniziale, a Gjader apre quindi i battenti l'hotspot - creato riutilizzando un vecchio sito dell'Aeronautica albanese - dove i migranti completeranno l'identificazione e lo screening sanitario.

All'interno è stato creato un centro di accoglienza per richiedenti asilo da 880 posti, un Cpr da 144 posti, che ospiterà le persone destinate all'espulsione ed un penitenziario da 20 posti per chi compie reati all'interno dell'area. Il sito è perimetrato da muri e recinzioni e vigilato da telecamere. All'interno vale la giurisdizione italiana e forze dell'ordine italiane garantiranno la sicurezza. Presente nelle strutture anche personale dell'Unhcr per verificare il rispetto dei diritti dei rifugiati.   

L'intera procedura, a partire dalla domanda di asilo, dovrà concludersi in 4 settimane: chi ha diritto verrà trasferito in Italia, chi no sarà rimpatriato, dopo la permanenza nel Cpr. I tempi per i ricorsi - previsti videocollegamenti con il tribunale di Roma per esaminarli - sono stati dimezzati a 7 giorni dal decreto flussi appena approvato. 

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L'opposizione: “Un accordo da 800 milioni di euro per la deportazione di migranti”

"Il governo Meloni - attacca la segretaria dem Elly Schlein - butta 800 milioni degli italiani in un accordo di deportazione di migranti in Albania, in violazione dei diritti fondamentali, in spregio a una sentenza della Corte di Giustizia europea che fa già scricchiolare l'intero impianto di quell'accordo". Il riferimento è a una decisione dello scorso 4 ottobre che fissa più stringenti parametri in base ai quali un Paese può considerarsi sicuro. 

Per Nicola Fratoianni(Avs), "quei centri albanesi sono destinati a diventare degli infernali centri di detenzione". 

Da parte sua Giorgia Meloni tira dritto: "Con un mandato chiaro ricevuto dai cittadini, il Governo lavora per difendere i confini italiani e fermare la tratta di esseri umani, attraverso azioni concrete e accordi internazionali". Ed il ministro dell'Interno, Matteo Piantedosi, sottolinea che "i centri sono analoghi a quelli fatti sul territorio nazionale, sono di trattenimento leggero. Non c'è filo spinato, c'è assistenza. Tutti possono fare richiesta di protezione internazionale e ottenerla in pochi giorni".

La preoccupazione di Amnesty International 

Nei centri "verranno vagliate, sul suolo albanese ma sotto giurisdizione italiana ed europea, le richieste di asilo delle persone migranti, e verranno trattenute le persone in attesa di espulsione e rimpatrio, con un'applicazione extraterritoriale della detenzione amministrativa", scrive oggi Amnesty International, esprimendo “forte preoccupazione riguardo alle possibili violazioni dei diritti umani legate alle misure previste dal Protocollo, in particolare per quanto riguarda il trattenimento generalizzato, la detenzione automatica e le operazioni di ricerca e soccorso in mare, ritenendole una violazione, da parte dell'Italia, dei suoi obblighi internazionali”.

Don Ciotti: “Disumanità non può diventare legge”

In merito alla legge Piantedosi e al trasporto dei migranti in Albania si è espresso duramente Don Luigi Ciotti, presidente di ‘Libera’:  "La disumanita' non può diventare legge nel nostro Paese. Abbiamo degli atteggiamenti e dei comportamenti che, a volte, mi sanno un po' di disumanità: trattare le persone in questo modo significa che ci siamo dimenticati un po' della nostra storia di migranti", ha detto il sacerdote a Trani a margine dell'evento 'A forza di essere vento', organizzato dalla Comunita' Oasi2 San Francesco e Libera Puglia.