Cronaca

Falsi video porno con il volto di Meloni, la premier chiamata a testimoniare in Sardegna

Falsi video porno con il volto di Meloni, la premier chiamata a testimoniare in Sardegna
(ansa)

Padre e figlio accusati di aver manipolato i filmati sostituendo la faccia delle attrici con quella della leader di FdI. Chiesto un risarcimento che sarà destinato in beneficenza

1 minuti di lettura

La premier Giorgia Meloni è stata chiamata a testimoniare nel tribunale di Sassari, come parte offesa, per il caso dei falsi video porno con il volto della leader di FdI al posto delle attrici. In Sardegna è in corso il procedimento per diffamazione a carico di due uomini, padre e figlio, accusati di aver pubblicato nel 2020, su un sito statunitense, i filmati manipolati.

Accusati di diffamazione

L'udienza davanti alla giudice Monia Adami e' stata fissata per il 2 luglio alle 13. Meloni figura nell'elenco dei testimoni del pubblico ministero. I due imputati di Sassari, 73 anni il padre, 40 il figlio, devono rispondere di diffamazione nei confronti di Meloni, che all'epoca non era presidente del Consiglio e che aveva sporto denuncia, dopo che alcuni suoi collaboratori si erano resi conto della diffusione dei video 'deep fake'.

Il risarcimento da destinare in beneficenza

Nel procedimento aperto lo scorso ottobre, la premier si e' costituita parte civile con l'avvocata Maria Giulia Marongiu, che ha chiesto un risarcimento danni di 100 mila euro da destinare al Fondo di solidarietà per le vittime di violenza, istituito presso il ministero dell'Interno. L'avvocato dei due imputati, Maurizio Serra, si e' opposto alla richiesta della legale di Meloni di non sentire la sua assistita in tribunale.

Le indagini della polizia postale

Secondo la difesa, invece, la testimonianza della presidente del Consiglio e' necessaria, e la giudice l'ha disposta, concordandone con la parte offesa la data. Le indagini erano state svolte dalla Polizia postale che era risalita ai due uomini dal nickname usato sul sito Internet e poi dall'utenza telefonica da cui erano stati diffusi i video falsi.

La casa del quarantenne era stata perquisita. Secondo l'accusa, il filmati hard erano stati modificati attraverso software grafici. Per il padre, il difensore ha presentato istanza di messa alla prova e la giudice deciderà in un'udienza fissata per lunedì prossimo. Il figlio, invece, sarà giudicato con il rito ordinario.

I commenti dei lettori