ROMA — Alla fine, dopo settimane di negoziati riservati e dopo alcune incomprensioni diplomatiche, l’Italia ha prodotto una nota verbale, l’ha corredata con promesse di amicizia strategica in grado di rilanciare i rapporti fra i due Stati, e l’ha consegnata a Pechino alle autorità del governo cinese. Tre giorni fa, senza comunicare nulla pubblicamente, come d’intesa con le autorità cinesi, Roma è uscita dopo quattro anni dalla Belt and Road Initiative, quel progetto faraonico e multimiliardario ideato da Xi Jinping che sedusse Giuseppe Conte e fece infuriare gli americani.
L’Italia è uscita dalla Via della Seta: la nota d’addio consegnata a Pechino
L’Italia ha consegnato 3 giorni fa una nota alle autorità del governo cinese con la disdetta dell’accordo da parte dell’esecutivo guidato da Giorgia Meloni. Che ha confermato la volontà di mantenere l’amicizia strategica con la Cina
L’uscita formale dal progetto è avvenuta tramite disdetta dell’accordo da parte del governo italiano. Una disdetta che l’Italia ha provato ad evitare cambiando i termini dell’accordo stesso (passando ad una disdetta per assenza di esplicito rinnovo), ma che i cinesi hanno rifiutato dopo alcune settimane di ping pong diplomatico.
Alla fine per l’unico Stato del G7 che ha partecipato, senza grandi frutti economici e con molti effetti politici indesiderati, alla cosiddetta BRI, l’uscita di scena è coincisa con una lettera in cui comunque l’esecutivo guidato da Giorgia Meloni si impegna a rilanciare il più possibile quel partenariato strategico che esiste da più di dieci anni fra i due Stati, ma che non è mai stato implementato fino in fondo.
Il timore di ritorsioni sul made in Italy
Bisognerà vedere se così sarà, o se piuttosto non ci saranno ritorsioni di natura commerciale da parte di Pechino . Uno dei settori del made in Italy cui le autorità cinesi potrebbero creare problemi è quello del lusso. Ma sono effetti e valutazioni che saranno misurabili nei prossimi mesi, intanto si chiude una vicenda che nell’ultimo anno ha reso meno fluide le nostre relazioni con la Cina.
Un addio «in segreto»
La scarsa pubblicità data alla disdetta formale (nessuno dei due governi ha fatto un comunicato) conviene ad entrambi: Pechino si trova a gestire un progetto che in parte è entrato in crisi per ragioni di natura finanziaria, l’uscita dell’Italia è uno smacco che potrebbe avere effetti anche su altri governi, mentre Roma ha tutto l’interesse a continuare ad avere relazioni buone con la seconda economia del mondo, con la quale semmai abbia ampi spazi di recupero, in termini di bilancia commerciale, rispetto ai nostri concorrenti diretti, come Francia e Germania.
La firma di Conte
Il Memorandum sulla Via della Seta fu firmato da Giuseppe Conte e Xi Jinping il 23 marzo dal 2019. A Villa Madama - tappeto rosso, picchetto d’onore, elicotteri in volo e un imponente apparato di sicurezza - andò in scena un’intesa geopolitica che prometteva accordi sino a 20 miliardi di euro, fra diretti e indotto. Ad oggi un bilancio di quest’esperienza dice che, complice i due anni di Covid, la contrarietà di Washington e il cambio del governo in Italia, la nostra presenza per quattro anni dentro il progetto internazionale di Pechino ha prodotto molto poco, se non quasi nulla.
Meloni aveva promesso di uscire, prima di andare a Palazzo Chigi. Per la premier è anche una promessa mantenuta.
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6 dicembre 2023 (modifica il 6 dicembre 2023 | 15:02)
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